martedì 24 maggio 2011

La poesia di un cigolio

Mi guardi... non pensare che non abbia percepito il tuo desiderio, sento il tuo sguardo accarezzare la mia pelle odorosa di crema alla fragola... 
ti sento come un'onda violenta.. 
e sento aprirmi le gambe e inondarmi l'anima, cosi forte da scavarmi dentro... 
annuso l'aria e respiro la tua smania di avermi...
Passionale come un fuoco che avvolge e divampa... ma è sogno o realtà?
Il buio ci avvolge, non riesco più a vederti, ma sento le tue mani che mi cercano... lasciamo che siano gli altri sensi a condurre il gioco, lasciamo che siano le mani a percorrere ogni centimetro della nostra pelle, che siano le lingue ad intrecciarsi, umide, calde... 
L'udito è il senso più all'erta, ogni sospiro, ogni gemito viene catturato in questa strana nottata... è magia l'atmosfera che si è creata, una poesia fatta di fruscii, di respiri affannosi, di colpi  veloci che rallentano con l'aumentare del respiro e di cigolii del letto... 

domenica 22 maggio 2011

C'è del marcio su facebook!

Fumo, mi alzo, bevo un sorso d'acqua, poi cammino nervosamente per la casa... Non trovo pace, non c'è pace per quest'anima inquieta...
E' accaduto che in questi giorni mi siano state mosse delle accuse, giuste o sbagliate non c'è qualcuno in grado di giudicare... anche se c'è sempre chi si erige a sommo dispensatore di colpe e meriti, c'è sempre chi sguaina la spada della giustizia pronto a decapitare chi, a proprio parere ha commesso colpe da lavare nel sangue o con il sangue (oggi non guardo forma!)...
Che io abbia un carattere spigoloso si è sempre saputo ma se posso ci sono sempre, ma il problema di fondo sapete qual'è? Facebook...................................................... e qui, scusate ma chi cadono davvero le ovaie, mi chiedo come sia possibile scrivere cattiverie assurde e infantili perché su Facebook non ho salutato oppure ho tardato ad accettare l'amicizia... "ma cazzo non hai commentato i miei link!" " Non hai messo neanche un Mi piace"... e se non rispondi ti dicono che non accetti il confronto! Ragazzi, stiamo davvero messi male!!! Io su Facebook ho incontrato tanta bella gente ma anche tanti personaggi da prendere con le pinze! Si, c'è proprio qualcosa che non funziona... quindi mi sono trovata costretta a chiudere i miei profili, a rivedere amicizie virtuali e non, possibile che anche per passare una manciata di tempo in relax debba premunirmi copiando le conversazioni, cercando informazioni su chi mi chiede l'amicizia, insomma anche le relazioni virtuali stanno diventando paranoiche e malate!  Eppure i problemi ci sono ma facciamo di tutto per trovare motivi di discussioni inutili anche nel virtuale, se proprio volevo continuare a litigare mi sarei risposata diamine!
Forse, la cosa ancora più sconcertante è che tutti siamo diventati esperti conoscitori di dinamiche della psiche umana, pronti ad infilarci nei panni di grandi filosofi e asceti che tutto vedono e tutto comprendono... Tutto è diventato lavoro: l'amore è lavoro, il lavoro è giustamente lavoro, uscire è lavoro... che amarezza!

sabato 21 maggio 2011

Mi ami? Ma quando mi ami?

Lei: "Ho comprato una sottoveste di seta rossa, la indosserò per te amore mio".

Lui: "Amo la seta ed è per questo che resterei ore ad accarezzare il tuo corpo".

Lei:"Quando mi parli così mi fai sentire la donna più bella e sensuale in assoluto":

Lui:"Quando parlo con te, quando ti stringo, ti abbraccio, ti guardo,ti bacio ...  sei la regina dei miei sogni":

Lei:"Ho bisogno che tu me lo dica, perché altrimenti sto male e il mio pensiero diventa come un fiume in piena che travolge la mia vita... ho bisogno che tu me lo dica tutti i giorni... ogni giorno".

Quando in una coppia subentra l'insicurezza per l'altra persona diventa una fatica sostenere il rapporto... un lavoro quotidiano di conferme... Una cartolina da bollare, scontando sanzioni salate ogni volta che si tarda o che si salta il turno, ma solo perché oltre l'amore c'è una vita sociale, un lavoro o semplicemente l'umore ballerino... ma all'insicuro questo non interessa e l'egoismo acquista una posizione rilevante cancellando tutto quello che c'è di buono... è davvero assurdo questo comportamento, ma quasi tutti ci caschiamo... un rapporto malato, un amore in bilico su un cornicione... un discorso non solo al femminile...

Foto di Una Vignetta

giovedì 19 maggio 2011

La fragilità


La fragilità è un valore umano. Non sono affatto le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre mille fragilità: tracce sincere della nostra umanità, che di volta in volta ci aiutano nell'affrontare le difficoltà, nello rispondere alle esigenze degli altri con partecipazione.? La fragilità è come uno scudo che ci difende dalle calamità, quello che di solito consideriamo un difetto è invece la virtuosa attitudine che ci consente di stabilire un rapporto di empatia con chi ci è vicino. Il fragile è l’uomo per eccellenza, perché considera gli altri, suoi pari e non, potenziali vittime, perché laddove la forza impone, respinge e reprime, la fragilità accoglie, incoraggia e comprende.

Vittorino Andreoli

Clinica dell'abbandono

Un ringraziamento a Luisa  per avermi fatto conoscere questo libro di Alda Merini... :)


IL SUO SPERMA


Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.




Leggere un libro di Alda Merini è come entrare in una stanza le cui pareti, a seconda del momento, ti sbattono a terra con una furia vorticosa, per rabbia, vendetta, per grande espiazione o si aprono in archi pieni d'aria e gratitudine, di canto larghissimo e fecondo. E mai, mai all'entrata ci si aspetta quello che dopo ci succede. Tutto arriva in faccia e coglie di sorpresa: la sua benedizione per un bacio impresso nella bocca come fuoco o il suo maledire gli abbandoni, gli sguardi mancati, le prove del disamore.

A leggerla, se non fosse così sovrana nello sfuggire sempre alla presa, parrebbe quasi di viverla fino in fondo, di accompagnare passo passo i minuti delle sue giornate, vestendoci di volta in volta delle sue estasi - appena vissute o sognate -  o dei suoi stessi strali, gravi di una giustizia che solo la sapienza d'amore rende divina.

Alda Merini ricorda tutto e la memoria di rinascite e tormenti trova spazio in ogni verso, lo marchia e lo consegna alle nostre mani nude, che a volte sanno già e altre volte devono imparare (a vivere, a morire ogni giorno).

"Clinica dell'abbandono" non sembra un libro a sé stante ma il proseguire del discorso, lo sviluppo naturale che la sua vita (e quindi la sua poesia) trova nello scorrere degli anni, nel rifiorire dell'amore o nel suo disfarsi; perché mai si interrompe il suo dialogo poetico col mondo, tutto in lei sgorga liquido naturalmente e  la riflessione sulla vita prende da subito l'andamento di quei versi.
 
Qui, come altrove, la pena della lontananza o dell'abbandono è sempre vissuta in modo assoluto, enorme, biblico: "Quando tu non vieni / le acque del parto / si diffondono in terra / e cade un pensiero meraviglioso", "prima di andare via / smetti di salutarmi / perché io non vivrò a lungo". La sua disperazione per l'assenza "è un gesto di morte fissa", perché la disattenzione uccide sempre chi ama.
C'è in lei l'urgenza e la pretesa di un'amorevole presenza in ogni istante e il dubbio spaventoso che la vicenda d'amore abbia fine: "avrà / tempo da dedicare ai miei giardini / d'inverno .... sarà vanto e dimora dei miei secoli?". Reclama un amore immenso, quasi votivo e da queste sue "montagne ardenti / della solitudine" sente di scrivere parole che, senza gesto d'amore ricambiato, "ricadono nude sopra uno stanco vangelo". 

Poi arriva il suo scagliarsi contro la colpa, "l'orrendo delitto" di chi teme l'amore e lo evita: "in te si è destato il pericolo / nemico supremo dell'amore  / e hai avuto paura di scendere nell'inferno / paura della tua resurrezione". Chiama a voce alta i cuori che"temono il giglio assolato del grande candore / che arde / nel cuore del poeta dentro le lunghe notti" e chiede che tutte le porte le siano aperte perché "l'anima germogli" e si compia il miracolo d'amore.
Essere incapaci d'amare, per Alda Merini, è un reato grave. Un reato contro la vita.

Ma ecco che, tra le tante tribolazioni di chi non vede corrisposta la misura grande del suo bene, di chi non trova mai proporzione tra bisogno e amore ricevuto, si aprono improvvisi squarci di luce e di respiro, tocchi lievi e fioriti di una donna che sa bene anche la gioia e la canta distesamente: "Io mi spargo di fiori ovunque  .... io canto i sentieri della bellezza", e che sa vivere con sacra naturalezza anche quando l'amore si incarna e si fa senso più vivo: "Il suo sperma bevuto dalle mie labbra / era la comunione con la terra" e ancora "Dio ci prese la carne e l'anima / mettendo insieme i confini". Così, un amore felice, pieno, diventa onnipotente e in grado di dare la libertà suprema: "Avevamo con noi i viveri / per molti anni ancora / i baci e le speranze / e non credevamo più in Dio / perché eravamo felici". Ma, allo stesso tempo, sa trasfigurare tutto "Beati coloro che si baceranno / sempre al di là delle labbra / varcando dei gemiti / il confine del piacere / per cibarsi dei sogni".

E proprio intorno a quei sogni ci chiama tutti a raccolta, con un richiamo così potente e vasto che solo un grande poeta ("con una gamba divaricata sul sogno") riesce a non dissipare: "sappiate da un poeta / che l'amore è una spiga d'oro / che cresce nel vostro pensiero / esso abita le cime più alte ...Giovinetti, scendete lungo i rivi / del vostro linguaggio / prendete la prima parola / portatela alla bocca / e sappiate che basta un segno / per far fiorire un vaso".

Noi siamo qui, davanti a questa voce che muove le montagne; da anni ascoltiamo i suoi travagli, le odi alla vita e i suoi "profetici silenzi". Ad ogni nuovo libro scorriamo la sua poesia, cercando col dito la frase capace di salvarci e, in tempi tanto martoriati, troviamo sempre tra i suoi versi uno speciale "vento di sollievo".

Nicoletta Bidoia



Parole come lame

E anche questa sera il sonno tarda a venire... i pensieri di questa nottata sono torbidi come acqua stantia, neri come quando calano le tenebre... spesso usiamo le parole con una facilità estrema, senza renderci conto che ci sono parole in grado di essere taglienti come un foglio di quaderno... avete presente quei taglietti fini che però non smettono di sanguinare, che bruciano e pulsano? Le parole spesso possono sortire quest'effetto... non ho voglia di fare polemica contro nessuno, non ho voglia di puntare il dito anche perchè non ne ho i titoli e poi non sono nessuno per permettermi di emettere sentenze lapidarie... 
Ho ricevuto una mail del genere... parole davvero pungenti... chi può dire dove sta la ragione e dove il torto? L'obiettività si perde in un bicchiere d'acqua e si rischia di fare come quei bambini che si incolpano a vicenda per una marachella scoperta... Ho sempre lasciato l'ultima parola al tempo e così farò questa volta... 

mercoledì 18 maggio 2011

Sei come creta nelle mie mani


"Mi soffermo a pensare a quanto bisogno d'amare e d'amore ci sia oggi... ai dubbi e ai pensieri che si arrotolano come foglie autunnali... abbiamo l'animo malato, carente di questo sentimento forse troppo bramato... ma cos'è che ci ha reso cosi sterili nel dare e bulimici nel volere?
Si creano e si distruggono maschere mettendo cosi in completa confusione la persona che ci sta accanto.
Si sa, è un periodo di crisi, di risparmio, ma lesinare anche sui sentimenti mi sembra sia il massimo... forse l'errore sta nel volersi appropriare totalmente di una persona, di plasmarla a nostro gusto e piacimento, strovolgendo il suo essere... c'è chi permette al proprio amato di forgiare l'anima a proprio gusto, snaturandola... con il tempo il proprio essere inizia a bussare, a scalciare, a graffiare con le unghie una prigione di cemento... e così il sentimento si ammala...c'è chi soccombe e chi invece decide per la libertà pagando il prezzo dell'abbandono..."


E' una questione di coraggio, decidere se continuare un rapporto a senso unico o se rompere a picconate quel muro di cemento vivendo un sano rapporto dove non sempre le opinioni sono le stesse... e poi, se si litiga c'è sempre il modo di fare pace! 



L'insostenibile leggerezza dell'Eros


"Arthur.. ho bisogno di far l’amore con te.. Ho bisogno che mi prendi fino a sfinirmi.."

Mi ha portata da lui, ha cercato di farmi parlare, ma le parole non uscivano, non sapevo nemmeno quali usare. La paura di quello che ora so, di me stessa. La paura di rovinare tutto. La paura di .. Saperlo negli stessi atteggiamenti con qualcun’altra.
A volte annuso le mie lenzuola e sento il suo odore e non capisco più nulla... A volte annuso le sue, chiedendomi se ci sia il profumo di qualche altra sua amica.
Sono stupida,lo so. Non credo neppure che lui.. Sia uno di quegli uomini che collezionano storie e le segnano con le tacche sul muro.
Però...
Dovevo sentirlo
dentro di me,
su di me,
sotto di me.
Dovevo sentirlo.
Come spiegare che in questo nostro rapporto il sesso non è l’unica cosa che ci unisce eppure al tempo stesso è quanto ci permette di dialogare più intimamente che in altre occasioni? Come spiegare che non è niente di ciò che gli altri possono immaginare?
Perchè spiegare?
Dovevo sentirlo.
Lui ha capito.
Avevo bisogno che non ci fossero parole, limiti, cose non dette "per paura di.."
Avevo bisogno di sentire il suo desiderio di me. E le attenzioni di cui mi ricopre ancor più quando siamo a letto.
Avevo bisogno di essere una cosa sola con lui, carne, umori, saliva, respiro, sudore.. Avvinghiati, incastrati (perfettamente); aggrappata a lui.
Sull’orlo di un abisso in cui lasciarsi cadere è piacere allo stato puro, eppure ancora restare li appesi.
Volevo sentirlo.
Volevo godere di ogni sensazione
Volevo la nostra pelle che aderisce, le sue labbra, le sue mani, il suo odore, i suoi sguardi e la sua voce.
Mi ha portata su e mi ha baciata
Mi ha baciata e mi ha spogliata, lentamente.
Mi ha spogliata e fatta distendere accanto a se.
Mi ha fatta sdraiare e mi ha guardata e accarezzata e baciata.
La camicia ancora indosso, solo aperta, non del tutto.
La gonna per terra, mucchio di stoffa scura, come i pensieri che ho lasciato impigliati da qualche parte sulle scale.
Il tanga ancora indosso.
Le sue mani fra i miei capelli, sciolti, sparsi, liberi.
Le sue mani sui miei seni
Le sue mani fra le mie gambe e le sue labbra sui miei capezzoli.
Gli ho chiesto di più.
Lentamente.. Dolcemente. Come lui stava facendo senza che glielo dicessi.. Era così che lo volevo. Ma lo volevo sentire dentro di me. E volevo lasciarmi andare. E volevo ritrovarmi priva di forze, sfatta, sul materasso,scomposta, sazia. libera..
I suoi gesti privi di fretta ma colmi di desiderio, come i miei.
I baci che tolgono il respiro - o lo danno, finalmente. Respiro. Aria. Vita - i baci che dissetano e parlano.
Il tanga spostato e i pantaloni abbassati solo in parte.
Via la collana, la camicetta aperta.
Il suo volto fra il mio collo e la mia spalla. Il suo respiro. Il mio. Le mie mani sulle sue spalle, le mie labbra sul suo orecchio, lui dentro di me. Fino in fondo. Un abbraccio totale.
Le nostre parole.
Sussurri
Spezzati
Ansiti
Risate
"Hai gli occhi lucidi"
"Sono felice"
"Me lo dici che hai?"
"Voglio solo.. Godere con te.. E saziarmi di te.."
"Tutto quello che vuoi"
"Mi fai impazzire così.."
"E’ colpa tua.. E’ tutta colpa tua"
Il suo tono che riflette il piacere, la voglia, a volte brusco, brusco non per me.. Non per lui.
Brusco perchè si trattiene a stento.
Perchè ascolta il mio corpo,
ascolta me,
i miei bisogni.
E si adatta ai miei ritmi.
Si eccita, gli piace.
Mi eccita, ancora di più, così.
Non rinuncia, adattandosi.
Quel suo sguardo che si fa più serio, gli sbuffi nervosi. Ma non c’è.. Tensione negativa in tutto questo.
E’ la voglia di averci.
Di prenderci e donarci.
E’ quel bisogno incontenibile di fonderci, di completarci.
Gli chiedo, sfacciata.
Mi asseconda.
Mi guida, a volte. La sua voce che mi carezza l’udito e il cuore e i sensi.
Mi guarda e mi lascia libera..
Libera di cercarlo se voglio.
Di muovermi contro di lui, di fare mie le sue carezze.
Le mani che afferrano il lenzuolo, il vuoto, la sua carne.
L’aria densa di sospiri e gemiti.
Caldo miele fra le gambe, su di lui. Lo raccoglie, lo gusta, mi bacia.
Occhi persi negli occhi.
Sorrisi.
Carezze.
"Stringimi Arthur.. Voglio sentirti..."
Mi tiene stretta a se, il suo petto contro il mio, poi sulla mia schiena, le sue labbra sul mio volto.
Lui mi entra dentro, millimetro per millimetro, lo sento, vibro, lo avvolgo, lo trattengo li.. Lui mi entra dentro e mi esplora, arriva fino in fondo.
E mi sento piena.
Piena di lui e di.. pace.
Pace infinita.
I muscoli tesi alla ricerca del piacere, il respiro spezzato e i brividi, ma dentro... dentro morbida.. molle.
E’ un diffondersi di luce rosata come quella di un’alba, si irradia, mi riscalda, mi accarezza, mi tranquillizza, mi toglie le maschere e le getta via.. Queste non servono..
Brucia le paure. Nemmeno queste, servono.
Sono solo io. E’ solo lui.
Siamo noi.
Insieme nel vortice.
Fianco a fianco
Dove cadi tu ti tengo io
Dove mi perdo io mi prendi la mano tu.
Sono solo io. Sei solo tu. Siamo noi, uomo e donna. Semplici. Speciali per noi. Umani. Con i difetti, gli scazzi e le prese in giro. E quel qualcosa che ci fa piacere tutto questo. Siamo una sola cosa e al tempo stesso siamo distinti e definiti.
Vortichiamo nel piacere assoluto. Dopo molto tempo, perchè ci siamo voluti così.
Ogni volta ci riscopriamo. Mi piacciono le tue labbra, te l’ho detto? E le tue mani. A volte le immagino su di me, quando non siamo insieme.
Ti ho mai detto che se sento il tuo odore ho un piccolo black out?
Ti ho detto che se mi immergo nell’acqua della vasca ripenso alle pozze di Clermont e non riesco a trattenermi dal cercare di nuovo quelle sensazioni? Le mie mani che cercano di ripercorrere il cammino delle tue..Ma non è lo stesso.
Non è lo stesso.
Volevo sentirti.
Volevo che fosse tutto questo a farmi ritrovare l’equilibrio.
Volevo averti dentro di me
Volevo saziarmi di te
Volevo ricadere sul materasso sudata, sfatta, sfinita e soddisfatta.
Stringimi, Arthur, ora che la tensione sublime si sta sciogliendo.
Stringimi a te e non parliamo.
Ascoltiamo i nostri cuori ancora un po’ impazziti e i nostri respiri caldi e pesanti.
Stringimi e poi ricominceremo.
E poi dormirò fra le tue braccia finchè non ti alzerai per andare a dipingere mentre mi abbraccio al cuscino che sa di te.
E mi risveglierò col tuo sorriso.
Non voglio altro.

martedì 17 maggio 2011

L'ipocrisia...


Nonostante tutto,
ancora mi meraviglio dell’ipocrisia dell’essere umano… alla parola: EROTISMO, strabuzzano gli occhi come se dalla mia bocca uscisse un rigurgito verdastro… che poi, se stiamo a guardare bene, sono proprio quelle persone che vivono una doppia esistenza, che chattano dietro improbabili nick…
Ancora non ci si spoglia da certi retaggi socio-culturali, sarà davvero l’influenza di un sistema cattolico?

lunedì 16 maggio 2011

Victor Ivanovski





Amo il colore della tua bocca quando avvolge d'osceno la mia essenza di maschio,quando delirante di desideri m'accogli tra le labbra sentendomi crescere e pulsare confuso dalla voglia.
Aspetto quel ribollire di liquidi e lussuria eccitazione sfrenata oltre la mia stessa sostanza.
Quando trattenendo allo stremo infine urlando erompo l'oceano del mio piacere sulle tue labbra ancora ingorse di me.... (dal web)







Dopo una giornata con i tacchi...