Credo che, in parte, ci sia una difesa, una paura di
confrontarsi con la propria vulnerabilità. Il mondo moderno, con la sua
frenesia e la costante esposizione ai social media, spinge spesso a
concentrarsi su ciò che è immediato, visibile, facilmente consumabile. La
profondità richiede tempo, riflessione, e a volte una capacità di ascoltarsi
che non tutti sono disposti o pronti a coltivare. Inoltre, la paura di
affrontare verità scomode o di esporsi troppo può spingere a restare in superfice,
dove ci si sente più sicuri. Penso anche che ci sia un aspetto culturale. Oggi
la superficialità è spesso premiata, soprattutto in contesti sociali e
mediatici. Le storie facili e le emozioni espresse in modo semplice sono quelle
che attirano più attenzione. La profondità, invece, richiede uno sforzo
maggiore, un tempo che molti non sono disposti ad investire. Io
spero che, chi invece è pronto ad esplorare temi più profondi, possa trovare
nel mio blog una risorsa. Lady Altea