Dall'esterno, sembra così semplice. La mistress è al comando, lo schiavo obbedisce. Ma chi ha vissuto davvero questa dinamica sa che la realtà è molto più complessa, intrecciata di sfumature che sfidano ogni certezza.
Come Mistress, ho imparato che il controllo non è mai assoluto. Ogni ordine che impartisco, ogni regola che stabilisco, si basa su un patto di reciproca fiducia. Io decido, si, ma solo perché qualcuno mi ha consegnato il dono del suo abbandono. E' un atto di vulnerabilità che richiede una forza immensa, e chi si offre come schiavo non è mai privo di potere. E' proprio lui, con i suoi confini, i suoi desideri, a stabilire il terreno di gioco.
E allora mi ritrovo a chiedermi: sono io che domino lui, o è lui, con la sua fiducia, a dare forma al mio ruolo? Ci sono momenti in cui sento il peso di questa responsabilità. Essere una guida, una custode delle sue pulsioni, dei suoi desideri più profondi, non è un compito leggero. Non posso permettermi di essere distratta o insicura, perché ogni mio gesto ha un significato, ogni parola lascia un segno. Eppure, in questa danza di potere, c'è un equilibrio perfetto. L'uno esiste grazie all'altro. Non c'è dominio senza sottomissione, e non c'è sottomissione senza una mano salda che sappia guidare.
Forse, la verità è che nessuno domina davvero l'altro. E' una relazione di specchi, dove entrambi si riflettono e si completano. Dove la forza e la vulnerabilità si intrecciano, creando qualcosa che va oltre la semplice idea di controllo.
Chi domina chi, dunque? Forse nessuno. O forse entrambi
Lady Altea
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