mercoledì 18 dicembre 2024

Comunicare con chiarezza


Oggi vorrei condividere qualche riflessione di stampo “e-boomer”. Sto rileggendo vecchi scritti, miei e del mio compagno, il Barber, e mi rendo conto di aver abusato in passato dei puntini di sospensione. All’epoca mi sembrava una specie di pausa poetica, un invito a fermarsi e immaginare tutto ciò che non veniva detto. 
Ora, però, rivedendo quei testi, li trovo fastidiosi, una sorta di rumore grafico che spezza il ritmo, rendendo la lettura meno scorrevole. Mi sono chiesta perché ci cadevo io, e perché ci cadeva anche il Barber. Forse era il nostro modo di dire:” Ehi, c’è ancora molto da esprimere, ma non so se voglio o posso dirlo adesso”. 
Una timidezza digitale, una riserva non verbalizzata. E’ un po’ come la moda della “K” al posto della ”c” che imperversava anni fa. Un fenomeno che a ripensarci non ha una vera ragione d’essere, se non la ricerca di un codice distintivo, una lingua segreta (ma non troppo) per sentirsi parte di un gruppo. Alla fine, era forse anche lì una questione di appartenenza, di segni di riconoscimento. Se ci fermiamo a guardare indietro, non solo nei nostri testi ma nei nostri atteggiamenti, ci accorgiamo di quanti comportamenti risultassero fastidioso o immaturi. Forse in passato non ci mettevamo veramente in discussione per mancanza di esperienza, di maturità o semplicemente perché non eravamo pronti ad accettare critiche. Spesso, quando qualcuno ci faceva notare un errore, reagivamo sulla difensiva, quasi a proteggere un’immagine di noi stessi che non volevamo mettere in dubbio. Crescere però significa proprio questo: imparare ad ascoltare, a migliorare e a lasciare andare vecchie abitudini. Con il tempo ho imparato che una comunicazione semplice e diretta funziona meglio. Questo vale in generale, ma soprattutto in certi contesti più delicati. Nel BDSM, ad esempio, la chiarezza è fondamentale: non ci sono puntini di sospensione nel definire i propri limiti, confini o nell’esprimere i desideri. Ogni parola conta, ogni segnale dev’essere chiaro e rispettato. 
Non è una questione di essere “boomer”o meno, ma di garantire una relazione consapevole, in cui ognuno sappia cosa l’altro vuole e può dare. Ecco perché cerco di essere sempre limpida nella comunicazione, non per seguire le mode, ma per raggiungere meglio chi legge. S
e avete domande su questo percorso di comprensione, se volete sapere di più sul BDSM o semplicemente chiarire dubbi, potete scrivermi all’indirizzo: larosadeisensi@gmail.com. Parlare apertamente è il primo passo per approfondire e comprendere meglio qualsiasi tema. Nessuna domanda è sciocca: la conoscenza e il confronto aperto ci aiutano ad evolvere, a capire meglio noi stessi e gli altri, e magari evitare quei “puntini di sospensione” che non servono più Chissà, forse avremmo dovuto trattare i puntini di sospensione con la stessa consapevolezza: un segnale da usare con attenzione, non un orpello ripetuto all’infinito. Oggi provo a scrivere in modo più diretto, meno criptico e meno punteggiato. Forse sto crescendo, cambiando, anche se il passare del tempo mi regala qualche titolo non richiesto (boomer, vecchia, e simili). Va bene così. E’ un segnale che ho attraversato più fasi, che ho sperimentato vari linguaggi, e che continuo a mettermi in discussione.
D’altronde, sperimentare fa parte dell’essere umani.

Lady Altea 

lunedì 16 dicembre 2024

Educazione: un valore dimenticato o mai acquisito?

 


Rispetto e potere: la realtà di una prodomme

La parola prodomme deriva dall’unione del prefisso “pro”, che indica professionalità, e del termine francese “domme”, abbreviazione di dominatrix, ossia dominatrice, racchiude in sé il peso di un ruolo antico e moderno allo stesso tempo. Questo termine identifica una figura che padroneggia l’arte della dominazione consapevole, guidando il gioco psicologico ed emotivo del mondo BDSM. Non è solo un’etichetta, ma un ruolo che richiede competenza, conoscenza delle tecniche, e una profonda comprensione delle dinamiche umane. Difficile ridurre ad un’unica definizione.

Per alcuni è un sogno irraggiungibile, per altri il riflesso delle proprie fantasie più intime, ma per tutti dovrebbe essere una realtà da avvicinare con rispetto. Essere una prodomme significa molto di più che padroneggiare tecniche raffinate o soddisfare richieste specifiche: significa guidare, entrare nella profondità della mente di chi si affida a lei, e farlo con eleganza, equilibrio e una conoscenza profonda delle dinamiche psicologiche che rendono il BDSM qualcosa di unico.

Non è un lavoro per chi cerca scorciatoie o guadagni facili. La prodomme non si limita ad eseguire, ma costruisce un mondo dove ogni gesto, ogni parola e ogni silenzio hanno un significato. Purtroppo però, c’è chi si avvicina a lei con superficialità, mosso da un’idea sbagliata del ruolo, cercando solo pratiche fisiche o, peggio ancora, trattandola con una maleducazione sconcertante. Appellativi come: “ciao bella”, “tesoro”, “cucciola”, “principessa”, richieste dirette e irrispettose come” quanto prendi”? senza un saluto e nessuna presentazione, non solo sono inappropriati: sono uno schiaffo al lavoro e alla dedizione che questa figura incarna.

Ecco perché è importante ribadire che una prodomme non si offre per prestazioni sessuali. La sua essenza risiede nell’essere l’oggetto del desiderio mai esaudito, una guida che domina con la mente prima che con il corpo. Non è una escort, e il suo lavoro, pur condividendo con quello delle sex worker il rispetto che entrambe meritano, si muove su binari completamente differenti. La profomme non soddisfa fisicamente nel senso tradizionale. Piuttosto, alimenta la fantasia, stabilisce i limiti, e crea un rapporto basato sull’attenzione, sulla curiosità e sul mistero. Sebbene non offra il suo corpo per il piacere sessuale, il suo potere e controllo fisico possono comunque suscitare una risposta fisica dello schiavo, come la scarica dovuta al dolore o alla privazione, ma sempre entro i confini stabiliti, senza che ci sia mai un coinvolgimento diretto.

È importante ricordare che il rispetto deve essere dato a tutte le persone, a prescindere dalla loro professione, che si tratti di una prodomme, una sex worker o qualsiasi altro ruolo. Ogni essere umano merita attenzione, educazione e cortesia. Sminuire un lavoro che può portare sollievo o soddisfazione fisica e psicologica è un atto di mancanza di rispetto che va oltre il comportamento di chi lo svolge, ma riflette anche una visione distorta dell’umano e della dignità. Se ci si presenta in modo rispettoso, l’atteggiamento della persona dall’altra parte sarà inevitabilmente più propenso alla reciprocità, creando così un’interazione più aperta e genuina. Al contrario, un approccio maleducato o superficiale non solo denota una mancanza di rispetto, ma rende difficile instaurare qualsiasi tipo di rapporto, anche se temporaneo, e compromette ogni possibilità di confronto costruttivo.

Non tutti cercano un rapporto profondo o una connessione emotiva con una prodomme. Alcuni desiderano esclusivamente pratiche specifiche, come il bondage, il clinical o il travestitismo, o altre pratiche mirate e questo è legittimo, ma deve avvenire sempre nel rispetto della figura con cui si sta interagendo. Ogni interazione con una prodomme dovrebbe essere un incontro tra desideri e confini, un gioco di ruoli che si fonda su rispetto, educazione e consapevolezza.

Non è facile parlare di questa professione senza rischiare di offendere altre categorie o senza che alcune persone si sentano fraintese, in un mondo ancora per molti sconosciuto o frainteso, riuscire a spiegare in poche parole un concetto così complesso è una sfida. Sarebbe bello se tutti, indipendentemente dal loro ruolo o dalla loro professione, imparassero a trattare il prossimo con rispetto e ad affrontare questi argomenti con apertura mentale, per superare finalmente le incomprensioni.

Ammetto che ci sia una certa amarezza nel dover continuamente spiegare e ribadire cosa sia e cosa non sia il ruolo di una prodomme, quando tutto si riduce alla mancanza di educazione e empatia, Ciò che dovrebbe essere scontato, come un semplice “buongiorno “o “buonasera2, o l’uso di un linguaggio rispettoso, sembra essere dimenticato da molti. La base di ogni relazione, anche professionale, è la CORTESIA: che si tratti di una prodomme o di qualsiasi altra figura, la maniera di approcciarsi è fondamentale. Dire:” ciao quanto prendi?” è una manifestazione di mancanza di rispetto. La stessa educazione che si deve ad un qualsiasi altro professionista o PERSONA!!! Un semplice:” Buongiorno, mi chiamo Marco, vorrei avere maggiori delucidazioni in merito al tuo annuncio”, rende qualsiasi dialogo più civile, aperto e rispettoso: La differenza tra un incontro che si basa su un servizio, risiede proprio in questa attenzione al prossimo!

Nel 2024, mi ritrovo a dover ribadire concetti che dovrebbero essere scontati, come l’importanza dell’educazione e del rispetto nelle interazioni con gli altri, anche in contesti professionali. È davvero sorprendente come, nonostante l’evoluzione della società, ci sia ancora bisogno di spiegare l ‘importanza di approcciarsi con cortesia, empatia e attenzione. Questo, purtroppo, non solo rallenta il nostro progresso, ma mina anche la qualità dei nostri rapporti umani, che dovrebbero essere sempre improntati alla dignità e al rispetto reciproco. Mi auguro che questo post possa contribuire a sensibilizzare su quanto sia fondamentale trattarsi con rispetto, in ogni contesto, perché alla fine, la gentilezza e l’educazione non sono mai troppi.

Lady Altea

mercoledì 11 dicembre 2024

Frammenti di un legame

 

"Questo frammento di storia è ispirata ad un incontro reale che ho vissuto con un mio schiavo, una persona con cui avevo costruito un legame. Non si tratta di amore, almeno non nel senso tradizionale del termine. Io amo il mio compagno, e il mio schiavo ama sua moglie. Non c’è tradimento, non c’è inganno: ciò che ci univa era un’altra forma di connessione, più vicina alla fiducia assoluta e al rispetto profondo che all’innamoramento tanto decantato. Quello che accadeva tra di noi vive in un territorio diverso, fatto di scambi emotivi, silenzi carichi di significato, e un’intesa che non aveva bisogno di parole per esistere.                                                                   Oggi, lui ha preso un’altra strada e non ci vediamo più. Non c’è amarezza in questa separazione: ciò che rimane è un bel ricordo, un frammento di un cammino che abbiamo percorso insieme, e che porterò sempre con me."

 

Le mie sensazioni:

Ci sono giorni in cui il mondo sembra rallentare, come se aspettasse un mio gesto, una mia decisione. Oggi è stato uno di quei giorni.

Il mio schiavo venuto da me come sempre, con quello sguardo che oramai conosco fin troppo bene: desideroso e remissivo, pieno di attesa. In questi momenti, tutto è semplice. Sono io che guido, io che stabilisco ogni confine e ogni passo. Non è solo questione di dominio; è una danza, un equilibrio perfetto che solo noi due possiamo capire. Io conosco i suoi pensieri, prima ancora che li esprima. Lui si affida a me come al filo sottile di cui ha bisogno per sentirsi intero. Quando si è inginocchiato davanti a me, ho sentito quella calma avvolgermi come una certezza. Nessun dubbio, nessuna esitazione. È mio, e quella consapevolezza mi completa tanto quanto completa lui. Non ho mai cercato potere per riempire un vuoto o per paura della mia solitudine. È solo il mio modo di stare al mondo, la mia verità.

Fuori è sceso il buio, eppure non avevo fretta di chiudere l’incontro, C’era qualcosa di perfetto di completo in quell’attimo. Dopo che lui è andato via, sono rimasta lì, sulla poltrona, a fissare le ombre che si allungavano sulle pareti. A volte penso di essere io stessa un’ombra che vive ai margini della luce, non perché mi nasconda, ma perché so quanto mi appartenga quel confine, il mio territorio. Domani sarà un altro giorno, un altro gioco, ma in ogni cosa che faccio c’è la mia verità.

Le sue sensazioni:

Quando sono arrivato dalla mia Padrona, avevo il cuore che batteva forte. Ogni volta è così, eppure non riesco a farci l’abitudine. Mi sono inginocchiato davanti a lei con la testa bassa, ma il mio corpo intero gridava la mia appartenenza. È un sollievo, ogni volta. Appartenerle mi libera da quel caos che spesso sento dentro.

Lei non ha bisogno di parlare troppo: basta uno sguardo per farmi capire cosa vuole da me. Il suo controllo su di me non è mai una forzatura; è come una mano che mi guida al centro di me stesso, dove non riuscirei mai ad arrivare da solo. In questi momenti sento di non aver peso, come se il mondo fuori da quella stanza smettesse di esistere. Non sono io a decidere niente, ma non importa. Lei mi possiede, e questo è tutto ciò di cui ho bisogno.

Quando mi ha guardato negli occhi, ho sentito che mi vedeva davvero, più di quanto io riesca a vedere me stesso. E quando mi ha dato il permesso di andarmene, ho provato quella fitta, quel vuoto che mi ricorda quanto dipendo da lei. Ma è una dipendenza che mi dà forza, che mi rende più vero.

Mentre tornavo a casa, pensavo a lei che rimaneva nella stanza, immersa nelle ombre. Mi piace immaginarla lì, ferma, intoccabile, come qualcosa di eterno. È la mia certezza, la mia Padrona.

martedì 10 dicembre 2024

Bigodini, mantelline e rasature un tuffo nel feticismo del capello

 


Oggi voglio parlarvi di un aspetto davvero affascinante e un po’ misterioso del feticismo, che magari non tutti conoscono ma che è molto più diffuso di quanto si pensi: il feticismo del capello. È una branca molto interessante, come tutte le forme di feticismo, è vastissima e comprende molte sfumature.

Il feticismo del capello è un’attrazione sessuale o estetica verso i capelli, che può manifestarsi in molti modi. Alcuni amano i capelli lunghi e fluenti, altri sono attratti dalle acconciature particolari o dal trattamento dei capelli. I capelli sono spesso associati a una forte componente emotiva: per molte persone, sono il simbolo della bellezza, della femminilità, della sensualità, ma anche della vulnerabilità. Ogni persona può avere una preferenza specifica, che sia la lunghezza, il colore o lo stile dei capelli, e questa passione può estendersi anche alla manipolazione o al trattamento dei capelli del partner.

Ecco alcune varianti più comuni di questo feticismo:

Lunghezza dei capelli: Alcuno feticisti sono attratti dai capelli lunghi, spesso associati a un’idea di sensualità e libertà. Altri, invece, preferiscono i capelli corti, che possono rappresentare un’idea di forza o di trasformazione.

Tagli estremi o radicali: Il taglio dei capelli può essere vissuto come un atto di sottomissione o di liberazione. Alcuni feticisti adorano vedere il cambiamento radicale, come una rasatura o un taglio corto deciso, che può essere, a volte, un atto di potere da parte dei partner dominanti.

Acconciature o stili particolari: Ci sono anche quelli che amano particolari acconciature, come trecce o uso dei bigodini. Per alcuni, il vedere i capelli trasformarsi in un’acconciatura sofisticata o giocosa è un atto di sensualità e seduzione.

Trattamento dei capelli Il lavaggio: La cura, il pettinarsi e il massaggio ai capelli sono atti che possono essere molto intimi e carichi di significato. Il trattamento dei capelli può essere un modo per entrare in contatto con il corpo dell’altro, senza necessariamente legarlo al sesso, ma a una connessione più profonda.

Il feticismo del capello nel contesto BDSM

Nel mondo del BDSM, il capello assume un ruolo particolare, spesso legato a dinamiche di potere e controllo. Ecco alcune pratiche comuni:

Dominazione e sottomissione: In alcune dinamiche BDSM, il taglio dei capelli diventa un atto di controllo. Il partner dominante può decidere di tagliare i capelli del sottomesso, oppure di manipolarli, come segno di possesso o trasformazione.

Adorazione dei capelli: Alcuni sottomessi provano un senso di piacere profondo nell’essere trattati con cura o venerati per i loro capelli. Adorare i capelli di un dominante può essere un atto di devozione.

Capelli come simbolo di potere: L’atto di tagliare, acconciare o anche semplicemente sfiorare i capelli può diventare simbolico in un contesto di potere, dove l’aspetto fisico e la cura dei capelli assumono un significato profondo e carico di emozioni.

 

I capelli non sono solo un elemento estetico: per molte persone, sono profondamente legati all’identità e all’autostima. Tagliare i capelli o modificarli può essere visto come un atto liberatorio o di trasformazione, un modo per esprimere il proprio potere.

Il feticismo del capello è un mondo ricco di sfumature e di significati, dove l’aspetto estetico e psicologico si fondono. E’ una parte di un universo più grande di piacere e preferenze, che coinvolge la bellezza, la sensualità, ma anche il potere e la trasformazione

Nota importante: quello che ho condiviso in questo post è il frutto di esperienze personali, conversazioni e confronti avuti con appassionati e feticisti del mondo dei capelli. È un mondo vasto e complesso, con mille sfumature che possono variare da persona a persona, Ciò che leggete qui rappresenta solo una parte di questo universo affascinante

E’ fondamentale sottolineare, però, che queste pratiche avvengono sempre con consenso reciproco. Nel momento in cui si stabilisce un legame di questo tipo, entrambe le parti sono consapevoli e concordano sui limiti e sulle azioni che possono essere intraprese. Forzare una trasformazione non consensuale, come tagliare drasticamente i capelli di una persona che ama portarli lunghi, non è solo una violazione del consenso, ma costituisce un atto di violenza.

Il mondo del fetish è vasto e complesso, una galassia di desideri che abbraccia molteplici sfumature della sessualità umana. Dai feticismi più comuni, come quelli sei piedi, a quelli meno noti dei palloncini, questo universo racchiude un'infinità varietà di preferenze che riflettono la creatività e la diversità delle esperienze umane.

Ma dove si trova  il confine tra gioco e patologia? Il piacere feticistico, quando vissuto in un contesto consensuale e rispettoso,, è parte di una sessualità sana e positiva. Può diventare problematico se sfocia in ossessioni che interferiscono con la vita quotidiana, le relazioni o il benessere emotivo. E' qui che entra in gioco l'importanza di una riflessione consapevole, in alcuni casi, di un supporto psicologico, parlare apertamente con un professionista aiuta non solo a comprendere meglio le proprie inclinazioni, ma anche a gestirle in modo che arricchiscano la vita, piuttosto che limitarla. 

Ogni feticismo ha una storia, un significato e una psicologia che meritano di essere compresi. Esplorare con curiosità, senza giudizio, può aiutarci a comprendere meglio il mondo del fetish e, più in generale la complessità dell'essere umano.

Se avete dubbi, curiosità o volete approfondire qualche aspetto del mondo BDSM, non esitate a scrivermi. Darò il mio aiuto nel limite delle mie competenze e conoscenze.

Lady Altea



venerdì 6 dicembre 2024

Amare senza giudicare: come affrontare la scoperta del BDSM in coppia




Recentemente ho avuto una conversazione che mi ha fatto riflettere profondamente. Una ragazza, che non fa parte del mondo BDSM e che conosce poco o nulla di questo universo, mi ha chiamata per chiedere informazioni, per avere dei consigli. Il suo compagno le aveva appena confessato di avere delle pulsioni BDSM e lei, desiderosa di capire meglio, si è presa del tempo per riflettere su come affrontare questa nuova realtà. Voleva sapere come esplorare insieme a lui senza temere di perdere la stima che prova per quest’uomo e per il loro rapporto. Una delle sue domande mi ha colpito particolarmente: “ e se, facendo queste cose, non riuscissi più a vederlo con gli stessi occhi?                                                                                              

La sua paura è comprensibile, e mi ha spinto a riflettere su come il BDSM venga spesso frainteso e, troppo spesso, giudicato senza conoscerlo. Ciò che segue è una riflessione che nasce proprio da quella chiacchierata, scritta come se stessi parlando direttamente a lei, nella speranza che possa arrivare dritto al cuore di qualcuna o qualcuno che si trovi in una situazione simile.

“Sai, la tua chiamata mi ha colpito profondamente. Pochissime persone avrebbero il coraggio di fare quello che hai fatto tu: fermarsi, ascoltare, cercare di capire qualcosa che per loro è del tutto nuovo. Già solo questo è un segno di quanto ami il tuo compagno e di quanta voglia hai di costruire qualcosa insieme. E’ un gesto che parla di rispetto, di apertura, di desiderio di non giudicare prima di sapere. Comprendo le tue paure. E’ naturale averne, soprattutto quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non conosciamo. Hai detto una frase che mi è rimasta dentro:” E se facendogli quelle cose io poi lo vedessi con occhi diversi? Se perdessi la stima che ho di lui?” Lascia che ti dica una cosa; questi dubbi sono normali, ma spesso nascono da un’immagine distorta che abbiamo del BDSM. Ci hanno raccontato questo mondo come se fosse solo legato all’estremo, al deviante, a qualcosa di oscuro. In realtà, quello che io ho imparato è che il BDSM, quello autentico, è prima di tutto un modo di comunicare, di fidarsi l’uno dell’altro, di esplorare con rispetto e consenso. Non c’è nulla di sporco o sbagliato nel desiderare o nel chiedere, se entrambe le persone sono in sintonia e trovano terreno comune. Prendiamo l’esempio dello strapon che hai citato. Può sembrare qualcosa di lontanissimo dal tuo immaginario, è forse lo è davvero. Ma dietro quel desiderio non c’è la volontà di rovesciare i ruoli o perdere la “mascolinità”.  C’è, invece, il bisogno di esprimere una parte di sé, di sentirsi liberi di mostrarsi vulnerabili o di sperimentare. E sai una cosa? Mostrarsi vulnerabili non è mai una debolezza, è un atto di coraggio, e anche chi lo permette ha una forza enorme.

Ma non ti sto dicendo che devi accettare tutto o che devi fare cose che non ti senti di fare. Il BDSM, come ogni altra cosa in una relazione, deve essere costruito insieme, rispettando i limiti di entrambi. Non sei obbligata a fare nulla che non risuoni con te, ma quello che puoi fare è fermarti e ascoltare. Cercare di capire non vuol dire cambiare chi sei, ma potrebbe permetterti di vedere il tuo compagno da un’altra prospettiva, più profonda, più autentica. E se proprio senti che qualcosa ti fa paura, prenditi il tuo tempo. Non c’è fretta. Questo è un viaggio che si fa insieme, un passo alla volta. Leggi, informati, chiedi non aver mai timore di fare mille domande, parlane con lui. Capire perché desidera certe cose non significa perderlo, ma forse scoprire lati di lui che non avevi mai visto. E, in fondo, non è anche questa una forma d’amore? Permettimi di dirti un’ultima cosa: amare qualcuno non significa accettare ogni parte di lui o di lei senza esitazioni. Significa anche essere sinceri cu ciò che possiamo o non possiamo fare. Se alla fine di questo percorso sentirai che certe cose non fanno per te, non avrai fallito. Avrai avuto il coraggio di conoscere, di esplorare, di andare oltre i tuoi limiti. E questo è già qualcosa di straordinario. Se vuoi, sono qui. Non hai bisogno di avere tutte le risposte subito, ma possiamo parlarne ancora, insieme.

Una cosa che consiglio sempre, e che credo sia fondamentale, è di non forzare mai una situazione. Se c’è curiosità, è bello esplorarla insieme, ma deve essere sempre un passo naturale. La forzatura, nel BDSM come in qualsiasi altra parte di una relazione, porta inevitabilmente a una frattura. La curiosità può essere un bellissimo motore di crescita reciproca, ma non bisogna mai fare qualcosa solo ed esclusivamente per il piacere dell’altro, specialmente se dentro di sé non si è pronti o non si sente quella spinta autentica. Se non c’è interesse, va benissimo così. È importante che ognuno rimanga fedele ai propri desideri e confini, per non rischiare di compromettere l’autenticità della relazione e il rispetto che deve esserci tra i due.

In definitiva, il BDSM, come ogni altra esplorazione del desiderio, deve essere un cammino condiviso, fatto di fiducia, di comunicazione e rispetto reciproco. Se entrambi i partner sono disponibili a esplorare, è fondamentale farlo in modo graduale, senza fretta e senza forzature, rispettando i propri confini e desideri. Solo cosi si può davvero costruire una relazione che sia soddisfacente, autentica e duratura. L’importante è che, alla fine, entrambe le persone siano sempre a loro agio e si sentano libere di essere se stesse, senza mai sacrificare il rispetto reciproco e l’amore che ci unisce.

Lady Altea

giovedì 5 dicembre 2024

Chi domina chi?


La domanda aleggia spesso nell'aria, silenziosa ma insistente, quando qualcuno si approccia al BDSM per la prima volta: chi domina chi? 

Dall'esterno, sembra così semplice. La mistress è al comando, lo schiavo obbedisce. Ma chi ha vissuto davvero questa dinamica sa che la realtà è molto più complessa, intrecciata di sfumature che sfidano ogni certezza.

Come Mistress, ho imparato che il controllo non è mai assoluto. Ogni ordine che impartisco, ogni regola che stabilisco, si basa su un patto di reciproca fiducia. Io decido, si, ma solo perché qualcuno mi ha consegnato il dono del suo abbandono. E' un atto di vulnerabilità che richiede una forza immensa, e chi si offre come schiavo non è mai privo di potere. E' proprio lui, con i suoi confini, i suoi desideri, a stabilire il terreno di gioco.

E allora mi ritrovo a chiedermi: sono io che domino lui, o è lui, con la sua fiducia, a dare forma al mio ruolo? Ci sono momenti in cui sento il peso di questa responsabilità. Essere una guida, una custode delle sue pulsioni, dei suoi desideri più profondi, non è un compito leggero. Non posso permettermi di essere distratta o insicura, perché ogni mio gesto ha un significato, ogni parola lascia un segno. Eppure, in questa danza di potere, c'è un equilibrio perfetto. L'uno esiste grazie all'altro. Non c'è dominio senza sottomissione, e non c'è sottomissione senza una mano salda che sappia guidare.

Forse, la verità è che nessuno domina davvero l'altro. E' una relazione di specchi, dove entrambi si riflettono e si completano. Dove la forza e la vulnerabilità si intrecciano, creando qualcosa che va oltre la semplice idea di controllo. 

Chi domina chi, dunque? Forse nessuno. O forse entrambi


Lady Altea


lunedì 2 dicembre 2024

Penetrazione anale maschile: sfatiamo i pregiudizi, il piacere è personale non un'etichetta

 




Ricevo spesso telefonate o mail in cui le persone esordiscono con frasi come: “non sono gay, ma mi piace lo strapon.”. Queste parole, al di là della loro apparente giustificazione, mostrano quanto sia ancora radicato il pregiudizio. La sessualità è una sfera privata e complessa, dove l’unico limite deve essere il rispetto reciproco e il consenso. Smettiamola di vedere certi desideri come “diversi” o “sbagliati” e iniziamo a viverli come semplicemente nostri, senza paure o vergogne.

Spesso si associa la penetrazione anale maschile all'orientamento sessuale, ma questo collegamento è errato e limitante. Il piacere sessuale è una dimensione personale, che non definisce né chi siamo né a chi siamo attratti.

Il corpo maschile, come quello femminile, è ricco di zone erogene. Una di queste è la prostata, una ghiandola situata internamente, che può essere stimolata attraverso il retto e generare sensazioni estremamente piacevoli, talvolta accompagnate da orgasmi intensi. Queste esperienze non hanno nulla a che vedere con l’orientamento sessuale, ma sono semplicemente risposte naturali del corpo. Purtroppo, molti uomini evitano di esplorare questa possibilità per via di pregiudizi legati alla mascolinità tossica, temendo che accettare una penetrazione possa in qualche modo compromettere la loro virilità.

Tuttavia, il piacere non conosce né genere né orientamento: è una questione di conoscenza di sé, comunicazione e fiducia del partner. Uno degli equivoci più diffusi è pensare che provare piacere dalla penetrazione anale significhi essere automaticamente gay. Ma essere gay significa provare attrazione romantica o sessuale per persone dello stesso sesso, non praticare o desiderare determinate esperienze. Inoltre, è fondamentale ricordare che non c’è nulla di negativo nello scoprire un’attrazione verso lo stesso sesso: la sessualità è fluida e unica per ciascun individuo.

Per chi desidera esplorare queste esperienze, è importante procedere con calma, utilizzare lubrificanti di qualità e ascoltare i segnali del proprio corpo. L’esplorazione consapevole è parte di una sessualità sana e appagante.                                                                           Il piacere non deve essere motivo di imbarazzo, e neanche di etichette! Ogni persona ha il diritto di scoprire cosa le dona piacere, senza timore del giudizio altrui. Lasciamo andare i falsi miti e abbracciamo una visione più aperta e inclusiva della sessualità, dove il rispetto per sé stessi e per gli altri è l’unica regola che conta.

La sessualità è un viaggio personale, fatto di scoperte, sperimentazioni e, a volte, di sfide contro pregiudizi radicati. È importante ricordare che il piacere non ci definisce: è solo una parte della nostra esperienza umana, da vivere con autenticità e consapevolezza.

Il mio pensiero sulla money slavery: più di un gioco

  La Money Slavery è una delle pratiche più incomprese del BDSM, spesso liquidata come un capriccio o un gioco perverso. Eppure, dietro qu...